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PNRR: le proposte su crisi d’impresa e giustizia tributaria

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Il Consiglio nazionale dei Commercialisti e degli Esperti Contabili in audizione al Senato propone di incentivare l’accesso delle imprese alla composizione negoziata consentendo al debitore di raggiungere un accordo per la decurtazione o la dilazione dei debiti tributari o contributivi, anche se già affidati in carico all’agente della riscossione, e dei debiti per accessori, funzionale al buon esito delle trattative e difendere il valore della collegialità degli organi di giustizia tributaria abrogando l’innalzamento a 5.000 euro del limite di valore per il giudizio monocratico tributario di primo grado.
Il Consiglio nazionale dei commercialisti è stato ascoltato il 6 marzo 2023 nel corso dell’audizione presso la Commissione Bilancio del Senato, durante la quale i professionisti hanno concentrato l’attenzione su crisi d’impresa e giustizia tributaria, due disposizioni del disegno di legge di attuazione del Pnrr ed hanno presentato un documento con proposte emendative.
Sulla crisi d’impresa la proposta della categoria “punta a rafforzare le misure volte ad incentivare l’accesso delle imprese alla composizione negoziata, alla luce delle principali difficoltà segnalate dagli operatori nei primi mesi di operatività del nuovo istituto, quali quelle legate alla gestione del debito verso l’erario o gli enti pubblici, che molto spesso rappresenta la voce debitoria più rilevante e, quindi, il maggiore ostacolo al risanamento dell’impresa in difficoltà, e della opportunità della previsione di ulteriori vantaggi per i creditori che partecipano alle trattative”.
In particolare i commercialisti hanno spiegato che la proposta emendativa consentirebbe al debitore di raggiungere un accordo per la decurtazione o la dilazione dei debiti tributari o contributivi, anche se già affidati in carico all’agente della riscossione, e dei debiti per accessori, funzionale al buon esito delle trattative”.
In materia di giustizia tributaria, i Commercialisti propongono di abrogare l’innalzamento a 5.000 euro del limite di valore per il giudizio monocratico tributario di primo grado, tutelando così il valore della collegialità degli organi di giustizia tributaria.
In particolare, la recente riforma della giustizia tributaria ha attribuito alla competenza del giudice monocratico in primo grado le controversie entro il limite di 3.000 euro di valore, con l’obiettivo di deflazionare il contenzioso delle Corti di giustizia tributaria di primo grado, sottraendo al giudice collegiale la decisione sulle controversie di minor valore.
Il comma 2 dell’articolo 40, che i commercialisti propongono di abrogare, interviene su tale disciplina al fine di ridurre ulteriormente i tempi del processo tributario di merito, innalzando quel limite da 3.000 euro a 5.000. L’estrema complessità ed eterogeneità del giudizio tributario, che richiede all’organo giudicante competenze specialistiche tanto nelle materie giuridiche quanto in quelle economico-aziendali, non facilmente rinvenibili in un unico soggetto, induce ancora oggi a ritenere che la collegialità degli organi di giustizia tributaria sia un valore da preservare, indipendentemente dal valore della controversia. Tanto più che la lodevole introduzione del giudice monocratico nel processo tributario, giustificata dalla previsione della riforma della figura del magistrato tributario professionale a tempo pieno, richiede tempi ancora molto lunghi.
I commercialisti concludono dichiarando che “l’attuale carenza di magistrati tributari a tempo pieno impone dunque una maggiore prudenza nei confronti di misure come quella di cui proponiamo l’abolizione”.
A cura della Redazione

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